Giorno per giorno prepariamo il futuro da oltre vent’anni

Autore: Elena Sanzovo

Giocandocresco, psicomotricità…e non solo… con bambini e genitori

DindalaGiocandocresco: psicomotricità per i bambini, gruppi di discussione per i genitori.

EVENTO in archivio

La psicomotricità è una delle tecniche usate. Il laboratorio è caratterizzato da un’accurata strutturazione degli spazi, dei materiali e delle attività. Genitori e bambini si muovono liberamente da un angolo organizzato all’altro; la conduttrice, coadiuvata da un’assistente, sostiene le varie attività. Tutto è organizzato in modo da creare un’atmosfera accogliente e tranquilla, dove i genitori possano fare l’esperienza gradevole di stare semplicemente con i bambini e condividere momenti di svago. Quando emergono difficoltà queste diventano occasione di osservazione e di apprendimento.

  • Si tratta di un gruppo di gioco rivolto a  10 – 15 coppie mamma o papà-bambino, età  8-36 mesi.

Giocandocresco, sperimentato più volte con successo alla Cascina Rocca Franca di Torino, è pensato per comprendere il carattere dei propri figli, osservandoli giocare, e per trovare le strategie educative  più adatte.

  • Giocandocresco è organizzato per moduli.
  • Ogni modulo comprende tre incontri di gioco mamma o/e papà/bambino a cadenza settimanale, seguiti da un quarto momento di condivisione e riflessione per i soli genitori. Il modulo è ripetibile. L’originalità dell’azione è il quarto incontro, in cui l’esperta conduce un confronto e una discussione con e tra i soli genitori. Previo accordo con i partecipanti, si realizzano riprese fotografiche negli incontri di gioco, da cui sono selezionate alcune sequenze significative  per la discussione.

Conduce  gli incontri di gioco e di discussione, utilizzando tecniche di psicomotricità, la dott.ssa Silvana Bragante, pedagogista e  psicoterapeuta, docente di psicologia dello sviluppo nella scuola di psicoterapia della Società Italiana Analisi Reichiana,  Roma.

  • A cosa serve?

Medicina e psicologia segnalano negli adulti la presenza di danni alla salute fisica e psichica conseguenti a cure prestate nei primi anni di vita in  modo inadeguato, per carenza o per eccesso.

Le vicende dei primi tre anni di vita formano il carattere permanente dell’individuo.

Un sostegno ai genitori nel loro compito educativo  significa fare prevenzione primaria per una buona salute.

  • Come funziona?

La conduttrice con l’aiuto dell’assistente accoglie le mamme con i bambini, dopo un’ iniziale esplorazione dello spazio, propone attività di psicomotricità, intervallate dalla situazione dove mamme e bambini si radunano intorno a un tavolo basso per condividere una piccola merenda osservando le dinamiche relazionali nel momento del cibo, in questo caso con la regola di mangiare seduti al tavolo e non nella zona giochi. Si chiude il laboratorio con un cerchio rituale dove ciascun genitore, seduto a terra, tiene in braccio il proprio bambino cantando un dindala (canzone con movimenti).

Gli spazi sono allestiti riducendo gli stimoli all’essenziale, in modo che siano pochi e di buona qualità, curando che i materiali con cui i bambini vengono in contatto siano vari e possibilmente con quel tocco speciale del fatto a mano. Si struttura lo spazio in angoli: spazio per le attività motorie dei piccoli con cuscini e materassi,  spazio per le attività motorie dei grandi, con scivoli e scalette per arrampicarsi, angoli per le attività di gioco simbolico, la casetta in cui si può entrare, piattini e pentolini… la culla con le bambole… la fattoria con gli animali…

Con l’accordo dei partecipanti si realizza un dvd con lo scopo di restituire le immagini organizzate secondo una struttura osservativa atta a mettere in rilievo i differenti comportamenti dei bambini a seconda dell’età.

  • Alcuni commenti:
  • La Tua presenza è stata rassicurante sia per i bimbi che per le mamme. Mamma di V.
  •  E’ stata per me un’esperienza formativa, non avevo mai visto C. in un ambiente di gioco chiuso (simile un po’ alla realtà del nido) e mi ha divertito vedere la mia cucciola relazionarsi ai suoi coetanei. Sin dall’inizio mi ha positivamente stupita perchè si è trovata subito a suo agio, sfruttando gli spazi di gioco con naturalezza. Mamma di C.
  • Mi è piaciuta la tavolata della merenda, aspettare pazientemente il proprio turno per mangiare, aspettare che tutti finiscono per potersi alzare è un’ottima scuola di educazione specialmente per una come lei che è abituata di avere tutto e subito.Mamma di K.

Consulenza sulle difficoltà e i disturbi di apprendimento

200438089-001Le difficoltà di apprendimento possono rappresentare un problema significativo nella carriera scolastica di un bambino e una fonte di preoccupazione per i suoi genitori. Spesso sono gli insegnanti i primi ad accorgersi che il bambino presenta qualche tipo di difficoltà e segnalano il problema alla famiglia.

La prima cosa da fare, quando vi è una situazione di difficoltà scolastica persistente e che sembra non migliorare con l’aiuto a casa o con delle ripetizioni, è rivolgersi ad uno specialista, che si occupa di età evolutiva e disturbi dell’apprendimento. Normalmente la diagnosi può essere fatta dalla III classe della scuola primaria. E’ importante identificare accuratamente le cause del problema per poter intervenire in maniera precoce ed adeguata.

Si identificano due categorie distinte di problemi scolastici:

Difficoltà di apprendimento, problematica che può essere dovuta a:

  • svantaggio socio-culturale,
  • assenze frequenti,
  • disturbi di attenzione e/o iperattività,
  •  disturbi emotivi (ad es: ansia, depressione, paure),
  •  disturbi comportamentali,
  •  scolarizzazione insufficiente,
  • oscillazioni “normali” del rendimento scolastico,
  •  scarsa motivazione,
  • didattica non adeguata alle caratteristiche del bambino,
  • deficit visivi e/o uditivi, insufficienza mentale.
Disturbo specifico dell’apprendimento  , che è una significativa difficoltà nell’acquisizione e uso di una o più abilità intellettive, in assenza degli altri fattori indicati per le difficoltà di apprendimento.  La causa di questi disturbi è ancora incerta, hanno una componente neurobiologica, probabilmente di origine genetica, ma si può affermare che fanno parte dell’individuo e lo accompagnano per tutto il suo percorso scolastico e di vita. Non ci si può aspettare una scomparsa del disturbo, ma attraverso opportuni interventi sono possibili consistenti miglioramenti, soprattutto quando la diagnosi è precoce.
Ci sono varie tipologie di disturbi specifici dell’apprendimento, i più diffusi sono:

  • dislessie, disturbi specifici della lettura,
  • disgrafie e disosortografie, disturbi specifici dell’espressione scritta,
  • discalculie, disturbi specifici del calcolo.
La Dott.ssa Elena Sanzovo realizza un programma di accompagnamento allo studio volto a migliorare le competenze, aumentare l’autostima, ottimizzare l’uso delle proprie risorse nell’apprendimento, imparando ad affrontare le richieste di prestazione scolastica senza ansie e timori.
Il programma comprende:
Valutazione diagnostica  accurata e completa con:
  • anamnesi,
  • valutazione del livello intellettivo,
  • valutazione dell’organizzazione emotivo-relazionale,
  • prove di lettura e di comprensione del testo,
  • prove di calcolo e di ragionamento matematico,
  • prove mnemoniche,
  • valutazione delle capacità di attenzione,
  • richiesta di visite specialistiche quando necessario.
Intervento riabilitativo e di sostegno , un percorso individualizzato in funzione del profilo ottenuto al termine della diagnosi:
  • colloqui di sostegno psicologico per il minore e i suoi genitori,
  • colloqui con gli insegnanti e progettazione di un percorso di collaborazione con la scuola,
  • sostegno metodologico per lo studio e i compiti a casa, con l’introduzione di tecniche mnemoniche e di organizzazione del materiale da imparare, oltre all’uso di tecniche metacognitive per migliorare la consapevolezza del proprio modo di apprendere.
  • per le diagnosi di DSA la predisposizione di strumenti compensativi (calcolatrice, computer, audiolibri, mappe concettuali, formulari, ecc.) e dispensativi (tempi di esecuzione più lunghi, griglie di valutazione, programmazione di interrogazioni, ecc.) in accordo con la scuola. Sono strumenti previsti dalle leggi, che possono aiutare il bambino nel suo percorso scolastico.

Psicodiagnosi dell’età evolutiva

disegno della famigliaSi effettua una psicodiagnosi a partire dai 4 anni per conoscere in modo più approfondito i propri figli, essere consapevoli delle risorse che possiedono e delle difficoltà che vivono, quando manifestano disturbi e sintomi vari che possono avere ripercussioni sul loro sviluppo affettivo e cognitivo.

Le principali problematiche dell’età evolutiva sono:

  • difficoltà scolastiche,
  • disturbi del sonno,
  • disturbi alimentari,
  • disturbi dell’attenzione e della concentrazione,
  • iperattività e disturbi della condotta,
  • depressione,
  • stati d’ansia,
  • enuresi,
  • disturbi della comunicazione,
  • disturbi dello sviluppo,
  • problemi di adattamento in particolari momenti di cambiamento come l’inserimento all’asilo, il cambiamento di casa, la nascita di un fratellino, la separazione dei genitori, o un evento traumatico.

Gli strumenti principali della valutazione psicodiagnostica in età evolutiva sono:

  • Osservazione del gioco,  in cui i bambini proiettano facilmente vissuti interiori, bisogni e preoccupazioni in modo libero e spontaneo.
  • Test di disegno, con cui il bambino esprime il suo mondo, fatto di memorie, fantasie e realtà, grazie ad una sintesi originale tra ciò che intende raccontare ed i mezzi espressivi di cui dispone. Si utilizzano il disegno della figura umana, il disegno della famiglia, il disegno dell’albero, il Bender Gestalt Test per l’analisi delle capacità visuo-spaziali.
  • Test proiettivi, come il C.A.T. (immagini di animali impegnati nelle comuni attività di vita, che il bambino conosce bene, come mangiare, dormire, giocare e sulle quali deve inventare una storia) e le Favole della Duss (completamento di storie) per i più piccoli, il T.A.T. (presentazione di scene tematiche ben riconoscibili, ma sufficientemente ambigue da permettere interpretazioni personali) e il Rorschach dai 10 anni.
  • Test intellettivi, come il WISH-R e altri per la valutazione di abilità specifiche.
  • Colloqui clinici.

La valutazione psicodiagnostica si svolge generalmente in 4 incontri:

  • Il primo incontro prevede un colloquio introduttivo tra lo psicologo ed il/i genitore/i in cui vengono raccolti i principali dati anamnestici del bambino e viene esposta la modalità di esecuzione della valutazione.
  • Nei successivi due incontri avviene l’osservazione del bambino e la somministrazione dei test.
  • L’ultimo incontro prevede, in seguito alla codifica dei test somministrati, la restituzione di un referto psicodiagnostico ai genitori.

Per la coppia di neogenitori: ritrovarsi dopo la nascita di un bebè

EVENTO in archivio

Le Dott.sse Elena Sanzovo e Silvana Bragante presentano:

RITROVARSI DOPO LA NASCITA DI UN BEBE’

Non più solo un uomo e una donna, ma una mamma e un papà. Diventare genitori unisce o divide la coppia?

Percorso di 10 incontri quindicinali per un gruppo di 6-7 coppie con figli da 3 a 24 mesi il venerdì ore 20-22

 

L’arrivo del primo figlio è un’esperienza sorprendente, ma è anche uno sconvolgimento enorme per l’equilibrio e le abitudini consolidate della coppia. Tempo, energie e sentimenti si concentrano esclusivamente sul neonato, mettendo a dura prova il benessere dei neo-genitori.

A volte il cambiamento si trasforma in una vera e propria crisi. Oggi molto più di ieri.

La coppia va tutelata, curata e nutrita come un bambino, con la consapevolezza che sta soltanto attraversando una fase di transizione. Mamma e papà possono imparare ad assumersi la responsabilità del piccolo senza perdersi di vista come compagni, anzi ritrovando un equilibrio migliore.

Il percorso prevede comunicazione e condivisione emotiva, lavoro corporeo centrato sull’ascolto e l’espressione di sé, meditazione e scrittura creativa.

7-21 dicembre 2012, 11-25 gennaio,  8-22 febbraio,  8-22 marzo,  5-19 aprile 2013

Studio Yoga Querella

Via Principi D’Acaja 22 – Torino

Dott.ssa Silvana Bragante, psicoterapeuta reichiana

Dott.ssa Elena Sanzovo, psicologa clinica

Mario Fatibene, maestro Zen e Presidente dell’Associazione Il Cerchio degli Uomini

Per informazioni e iscrizioni:

Tel. 3391382020 – 3404750482

Costo: € 270 a coppia per il percorso completo.

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La Città della Conciliazione di Grugliasco

Città della Conciliazione

Le Città:

è spazio, creato da luoghi stretti e luoghi dispersivi, da posti pensati per gli adulti, da posti riservati ai bambini/e;

è tempo, scandito in momenti di attesa, di indifferenza, di efficientismo;

è relazione proposta dagli ambienti, fra incontro e confronto di culture diverse e persone differenti;

è sapere, raccolto nelle sue strade, nella sua organizzazione, nella sua storia. (L. Guerra)


LA CITTÀ UNIVERSITARIA DELLA CONCILIAZIONE è un’infrastruttura innovativa e pertinenziale al Polo delle Facoltà Scientifiche dell’Università degli Studi di Torino sita sul territorio ella Città di Grugliasco.

Si compone di servizi tesi congiuntamente a perseguire la mission del Centro: FAVORIRE LA CONCILIAZIONE DEI TEMPI DELLA FAMIGLIA, tempi di vita degli adulti e tempi di crescita dei bambini, tempi di vita lavorativa e tempi dedicati al relax, il tutto per sostenere il BENESSERE fisico, psichico, sociale, alimentare, in senso globale della PERSONA e della FAMIGLIA.

L’infrastruttura costituisce un esempio in Europa di Conciliazione e si caratterizza, dunque, per il suo carattere fortemente innovativo sia per quanto riguarda il processo che lo ha reso possibile che per la complessità del Progetto stesso.

 

Infanzia, Benessere, Famiglia, Cultura, Ludica, Ristorazione, Politiche di Genere, Formazione e posti di lavoro, sono le parole chiave intorno alle quali ruota il tema trasversale della Conciliazione.Il Centro di Conciliazione è strutturato in tre aree complessive:Spazi per L’Infanzia

Spazi per il Benessere e la Famiglia e la Documentazione

Spazi per la Ristorazione.

 

La Città della Conciliazione oggi si configura con i seguenti servizi:

Spazio di Ascolto INCONTRAFAMIGLIE dell’Associazione La Cicogna

INFO:

tel. 011/282683 (lunedì e mercoledì ore 9-11)

sito http://www.associazione-lacicogna.it

 

l’Asilo Nido

da settembre 2011 in concessione al Consorzio NAOS

INFO:

tel. 0110676293

 

Scuola Micheal (Pedagogia Steiner Waldorf) a cura dell’Associazione Pedagogica “Chicco di Grano”, già attiva sul territorio grugliaschese da molteplici anni,

INFO:

SEGRETERIA

tel. 331.527.13.99

email chiccodigrano@chiccodigrano.it

http://www.chiccodigrano.it

 

Spazio Cultura Ludica e Scientificadedicato al Gioco ed alla Cultura del Gioco, sono avviati laboratori sui giocattoli della tradizione popolare rivolte alle scolaresche.

INFO:

Servizi Educativi Territoriali del Comune di Grugliasco

tel. 0114013335

 

Laboratori Permanenti sulla Matematica, in collaborazione con il Museo Regionale di Scienze Naturali ed il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino, rivolti agli alunni delle scuole.

INFO:

Ufficio Scuola del Comune di Grugliasco

tel. 0114013312/324

email uff.scuola@comune.grugliasco.to.it

 

Punto Ristoro gestito dalla Cooperativa Pausa Cafè

INFO:

email info@pausacafe.org

sito http://www.pausacafe.org

 

Associazione Città del Bio, l’Associazione dei Comuni che promuove la Cultura del Biologico,

INFO:

SEGRETERIA

Tel. 011 7808166

email info@cittadelbio.it

sito http://www.cittadelbio.it

 

Centro Benessere ACQUA RELAX gestito dall’Associazione Centro Europa01, sono previsti percorsi acqua relax, massaggi personalizzati, trattamenti HAMMAM, sauna e bagno turco.

INFO:

SEGRETERIA

tel. 0110206446

email acquarelax@hotmail.it

 

Spazi per la Famiglia: Sono avviati i Corsi di Accompagnamento alla Nascita gestiti dagli operatori dell’ASLTO3 ed altre iniziative rivolte al sostegno alla genitorialità.

INFO:

Via Lanza, 52 Grugliasco

tel. 0114017616

 

Via Torino, 1 Collegno

tel. 0114017853

 

Piazza Europa Unita, 2 Collegno

tel. 0114154466

 



Le mappe concettuali

La trasmissione delle informazioni e la rappresentazione della conoscenza sono fondamentali sia per il mondo della scuola che per quello del lavoro e verrà qui riportato di uno strumento utile a questi scopi inventato circa trent’anni or sono da Joseph Novak: le mappe concettuali.  Le mappe concettuali sono unostrumento importante per rappresentare le strutture della conoscenza e il loro uso nell’istruzione aiuta lo studente a organizzare quanto sta studiando ed evidenzia le relazioni tra i concetti: aiutano ad imparare in modo significativo.  Sono utili anche all’insegnante in quanto gli aprono una “finestra” nella mente dello studente e gli permettono di monitorare i progressi dello studente.  Altri possibili usi delle mappe concettuali riguardano la pianificazione del programma o della lezione, la sua preparazione e il loro utilizzo nell’apprendimento cooperativo e a distanza.  Possono anche essere usate come uno strumento di valutazione e per facilitare la ricerca in rete delle informazioni.  Il Prof. Novak era coinvolto in quello che è risultato uno studio longitudinale della durata di 12 anni riguardante i cambiamenti nella comprensione di concetti scientifici di base nei bambini.  I ricercatori avevano difficoltà ad osservare i cambiamenti specifici nella comprensione contenuti nelle interviste effettuate e fu così che per superare questo problema ha inventato le mappe concettuali (Cardellini, 2004).  Presto le mappe concettuali si sono dimostrate un potente mezzo per rappresentare la conoscenza in qualunque disciplina e la loro utilità è stata evidenziata in un grande numero di ricerche scientifiche.

Qualche cenno biografico ci mostra come Novak sia un pedagogista singolare.  Ha iniziato gli studi in matematica e scienze con l’idea di diventare un insegnante.  Quando gli fu offerta una posizione come assistente nel dipartimento di Botanica dell’Università del Minnesota, ha svolto per 5 anni studi di Biologia e Science Education (Novak, 2000); l’argomento di ricerca per la tesi è stato uno studio comparato delle abilità problem solving di studenti di botanica.  Nel 1958 ha ricevuto il Ph.D. in Science Education e Biologia nell’Università del Minnesota ed ha iniziato la carriera universitaria come insegnante di Botanica e dagli anni ’60 ha insegnato Biologia ed Education.  Nei primi anni Sessanta è venuto a conoscenza del lavoro di Ausubel e fu colpito dall’importanza attribuita da Ausubel al ruolo dei concetti nell’apprendimento1.  Per 30 anni, fino al 1995, è stato professore (ed ora è Profesore Emerito) di Science Education e Scienze Biologiche presso l’Università di Cornell.  Mentre lavorava alle bozze di “A Theory of Education” ha organizzato un nuovo corso: Learning To Learn; molte delle idee di questo corso si trovano nel famoso testo Learning how to learn, tradotto in 9 lingue.  Oltre 350 laureati specializzandi hanno completato la tesi e professori in visita provenienti da diverse università hanno lavorato con lui e molti di questi continuano nell’impegno di riformare l’istruzione secondo le idee di Novak il cui sogno è di rendere significativa l’istruzione: in moltissimi paesi e nelle materie più diverse le mappe concettuali trovano un utile impiego.  Nel settembre del 2004, inPamplona (Spagna), avrà luogo la prima Conferenza Internazionale sulle Mappe Concettuali, organizzata dall’Universidad Pública de Navarra e dall’Institute for Human and Machine Cognition. Poche altre persone possono vantare una influenza così grande sull’educazione.

La rappresentazione della conoscenza

Come è che vengono trattenute le informazioni nel nostro cervello?  Dalla nascita abbiamo un numero molto grande di neuroni e le informazioni vengono memorizzate attraverso nuovi collegamenti tra questi neuroni.  Nuove informazioni stabiliscono nuovi collegamenti nella rete di associazioni, pressoché sconfinata, che costituisce la nostra mente (Solso, 1995).  Parole, immagini, fatti e concetti sono rappresentati da proposizioni, da relazioni, da argomenti chiamati nodi e organizzati in una rete semantica in cui ciascun nodo è collegato ad altri da un insieme di elementi.  Interessante è conoscere come le informazioni vengono ritrovate.  La ricerca viene iniziata con l’attivazione di nodi nella memoria di lavoro (priming) e poi viene diffusa attraverso la rete neuronale; la velocità con la quale gli impulsi si muovono lungo gli assoni è proporzionale alla loro dimensione.  Secondo la psicologia cognitiva, i concetti sono strutturati nella memoria semantica e la relazione cognitiva tra concetti è in relazione alla loro distanza semantica.  È stato dimostrato che la pratica (lo studio ripetuto) ha un effetto sistematico nella diminuzione del tempo necessario al ritrovamento di informazioni, probabilmente il ripasso aumenta la dimensione dei collegamenti tra i nodi.  Da un certo punto di vista si può affermare che le mappe concettuali hanno una forte analogia con il modello di organizzazione delle informazioni nel cervello umano.

Una mappa concettuale è la visualizzazione in un grafico delle relazioni gerarchiche tra concetti espresse con delle proposizioni e che si propone di riportare aspetti importanti della struttura della conoscenza in un certo dominio2.  I concetti racchiusi in ovali o rettangoli sono collegati con frecce, con parole scritte sulle linee per indicare la relazione tra i concetti e sono disposti in modo gerarchico. I concetti più generali e inclusivi vengono riportati in alto nella mappa, mentre i concetti subordinati seguono, in basso e spesso sono ancorati a esempi specifici.  Mentre un concetto appare una sola volta nella mappa, esso può essere collegato (con collegamenti appropriati) a qualunque numero di altri concetti.  Una mappa è una rappresentazione schematica di una data situazione e fatta per un certo proposito; una mappa geografica rappresenta un territorio in un piano.  Analogamente ad una mappa geografica che serve per orientarsi in un territorio, una mappa concettuale è utile per costruire, rielaborare e trasmettere la conoscenza, in quanto mostra relazioni tra delle idee.  Le mappe concettuali rappresentano relazioni significative tra concetti nella forma di proposizioni.  Le proposizioni sono due o più concetti collegati da parole in una unità semantica.  Vedremo come i concetti, disposti in modo gerarchico e racchiusi in cerchi o rettangoli sono collegati tra loro con delle linee, con parole scritte sulle linee, per indicare la relazione tra i concetti.  Qualche esempio:

 

 In forma lineare una unità semantica riporta una affermazione compiuta.  Vediamo ora un esempio di mappa concettuale sviluppata sul concetto “materia”:

 

In questa mappa sono riportati anche altri spunti utili per la sua realizzazione.  Il numero di concetti riportati è limitato e ciò permette con facilità di seguire il pensiero rappresentato e alcuni concetti sono riportati con colori diversi.  Riportare concetti con colori aiuta a seguire il ragionamento rappresentato.  Vediamo ora due mappe sullo stesso argomento disegnate da due studenti universitari (i nomi degli studenti sono stati cambiati):

 

Mappa concettuale di Marco.  In questa mappa sono evidenziati un numero di concetti maggiore di 20 e vengono usati colori.  Non vengono usate le frecce, ma la direzione del pensiero è indicata dall’ordine gerarchico, andando dall’alto verso il basso.  In questa mappa vengono usate soltanto parole e simboli.

Le due mappe sopra riportate sono molto diverse tra loro e diverse anche da quella che segue.  Normalmente le mappe sono diverse, anche se sviluppate per gli stessi propositi, perché riflettono sia l’elaborazione e l’organizzazione personale delle informazioni nella propria testa che lo stile cognitivo dello studente.  La mappa su un certo argomento disegnata all’inizio di un corso o di un anno scolastico quasi certamente risulterà diversa dalla mappa disegnata dallo stesso studente alla fine, in quanto la conoscenza è cambiata.

 

Mappa concettuale di Lucia.  Vengono riportati 10 concetti, diversi arricchiti da una spiegazione.  Alcuni concetti sono visualizzati attraverso delle rappresentazioni grafiche: i disegni aiutano la spiegazione dei concetti o la relazione tra essi, evidenziando le analogie o le diversità.

I due studenti universitari hanno disegnato la mappa dopo aver studiato l’argomento; in entrambe le mappe sono riportati concetti non presentati a lezione e ciò prova che gli studenti hanno elaborato personalmente il materiale.  È interessante notare come l’oggetto di studio sia stato sviluppato e riportato in modo molto diverso.  Probabilmente nella rielaborazione personale della conoscenza risiede l’origine della difficoltà della valutazione quantitativa delle mappe concettuali.

Note

1 Novak ha incontrato David Ausubel durante una conferenza nel 1965 e hanno pubblicato insieme il testo: Ausubel, D.P., Novak, J.D., Hanesian H.,Educational Psychology: A Cognitive View, New York: Holt, Rinehart and Winston, 1968.  Pur essendoci un ampio accordo sulle posizioni teoriche importanti, tra i due c’é dissenso su molte questioni minori ancora controverse (Novak, 1994).

2 “A concept map is a schematic device for representing a set of concept meanings embedded in a framework of propositions. ” (Novak, Gowin, 1984, p. 15);”A concept map is a graph consisting of nodes representing concepts and labeled lines denoting the relation between a pair of nodes.” (Ruiz-Primo, Shavelson, 1996).

 

Bibliografia

Cardellini L., An Interview with Joseph D. Novak, Journal of Chemical Education2004, 81, 1303-1308.

Novak J.D., La teoria dell’apprendimento per assimilazione di D. P. Ausubel. Le prospettive attuali, CADMO, Giornale Italiano di Pedagogia Sperimentale,1994, 2(4), 7-23.

Novak J., L’apprendimento significativo. Le mappe concettuali per creare e usare la conoscenza, Erickson: Trento 2001, p. 34.

Novak J., Comunicazione personale all’autore, luglio 2000.

Novak J.D., Gowin D.B., Learning how to learn, Cambridge University Press: New York, 1984 (ed. it., Imparando a imparare, SEI, Torino).

Ruiz-Primo M.A., Shavelson R.J., Problems and Issues in the Use of Concept Maps in Science Assessment, Journal of Research in Science Teaching1996, 33(6), 569-600.

Solso R.L., Cognitive psychology, 4th ed., Allyn & Bacon: Needham Heights, MA, 1995, 37-41.

 

Pubblicato originariamente su IS Informatica & Scuola2004, 12(1), 14-16.  On line: www.iwn.it  

Liberato Cardellini, Università Politecnica delle Marche

Imparate ad ascoltare il genitore che c’è in voi

I genitori di oggi sono “spaesati” di fronte a una contemporaneità sempre più complessa, frastornati dai tanti modelli educativi proposti anche dai media.
 Il figlio mangia troppo o troppo poco, vive al pc o vuol sempre uscire, urla o tace, picchia la sorella o la subisce, non ascolta, non comunica, contesta. Il genitore intuisce che urge un intervento educativo ma non sa bene quale. C’è stato un tempo in cui bastava alzare la cornetta e chiedere a chiunque – parente, amico – e sarebbe arrivata una risposta, una sola, più o meno condivisa. Oggi un’operazione del genere sarebbe pericolosissima, assomiglierebbe a una consultazione tra partiti: pareri opposti e inconciliabili. Non andrebbe meglio con un salto in libreria. Lo scaffale è fornito ma un titolo sconfessa l’altro, cinque libri sei teorie, dalla «mamma tigre» alla «mamma mozzarella».

Che fare? Schiacciare il pulsante collegato col giardinetto dell’Eden di «SOS Tata» o compulsare i blog? Se a questo si aggiunge che il genitore in cerca di un approccio educativo di solito è di fretta, la diagnosi è fatta: «spaesamento».

La parola si è aggirata per due giorni all’università della Bicocca a Milano, dove si è discusso di «SOS Genitori, gli spaesamenti della contemporaneità». Per cercare soluzioni si sono incontrati esperti di pedagogia di tutta Italia più uno «special guest» internazionale, quel Jesper Juul che ha scritto il bestseller «Il bambino è competente» ed è uno dei portatori più sani del virus della pedagogia da manuale.

Le premesse son cattive ma le conclusioni incoraggianti. Nessuno fa la «laudatio temporis acti», tutti concordano che l’aspetto più negativo oggi è la velocità, ben rappresentata nel disegno di un bambino che ha raffigurato così la sua famiglia: lui, mamma, papà e gatto tutti in corsa sullo skate…

Le soluzioni, dunque? Nessun metodo, niente decaloghi, no alla «dea ex machina» del blog o della tivù. Piuttosto poche regole di base da accettare tutti (negli ambiti fondamentali della sincerità, della pari dignità, delle responsabilità, dei limiti e dei valori) e ricordare che «l’educazione è un abito cucito su misura», come dice Jesper Juul, il più convinto che i genitori dovrebbero fermarsi, parlare tra di loro e cercare il genitore che è «in loro». Lui diffida ugualmente di quelli autoritari, di quelli permissivi e dei «metodi» in voga ogni sei mesi.

E i colleghi italiani? Per Maria Grazia Riva, docente di Clinica della Formazione alla Bicocca, «tivù, blog, giornali, film e telefilm sono diventati i grandi narratori della contemporaneità e sono loro a plasmare i nuovi modelli di comportamento», l’importante è che i genitori riscoprano «la coppia amorosa, che è poi la base della famiglia».

Ma le parole più rassicuranti vengono dal prof. Michele Corsi dell’Università di Macerata: «Ciclicamente ogni contemporaneo legge e demonizza la società in cui vive, ma la storia ci ha insegnato che si è andati avanti; pessimismi e catastrofismi non sono atteggiamenti colti». Piuttosto, consiglia, « facciano lo sforzo di “essere ancora più genitori”, che vuol dire essere adulti vicini ai propri figli, guide e interpreti autorevoli. L’impressione, infatti, è che siano distanti e preoccupati di sé».

Sara Ricotta Voza da La Stampa, 22 maggio 2012

I giocattolai

Laboratorio creativo rivolto a genitori, nonni, educatori e insegnanti, per costruire semplici giocattoli per bambini: un gomitolo di lana e qualche giro di lavoro ai ferri per veder nascere un allegra comitiva di animaletti, oppure una dolce bambolina con il suo corredo; panno colorato e pochi punti sono sufficienti per fare un omino dei boschi……

L’ideazione e la costruzione di giocattoli diventa lo spunto per riflettere insieme su ciò che proponiamo ai bambini per il gioco, sulla qualità dei materiali, il messaggio educativo racchiuso in un oggetto. Il giocattolo e il giocare sono intesi, in questo percorso, come strumenti di conoscenza e pretesti per imparare, è un modo diverso di pensare al gioco, in contrapposizione con la diffusione del giocattolo industriale e omologato, che influenza fortemente le scelte dei bambini. I Giocattolai si pone quindi l’obiettivo di fornire strumenti di conoscenza sul mondo della creatività e dell’immaginario infantile, passando però dall’esperienza personale del laboratorio, che stimola il piacere di ricontattare manualità, espressività e fantasia, divertendosi a costruire, insieme ad altri, degli oggetti per il divertimento dei piccoli.

Si propongono 5 incontri il venerdì, 11, 18 e 25 maggio, 8 e 15 giugno, ore 17.00-19.00 presso:

  • Centro per le Famiglie Mirafiori Nord – Via Balla 13 – Torino

Il laboratorio ha un costo di 90 euro, compreso materiale e assicurazione. Per informazioni e prenotazioni Dott.ssa Elena Sanzovo tel. 3391382020.