PERCORSI TEORICO ESPERIENZIALI SU TEMATICHE RELAZIONALI 

Percorsi esperienziali in gruppo

Gruppi psicoeducativi

Poiché non esiste uno stacco netto tra sofferenza psichica e patologia, la Dott.ssa Silvana Bragante, oltre ad occuparsi delle patologie vere e proprie, progetta e conduce, spesso in collaborazione con colleghi, seminari esperienziali e gruppi continuativi nell’ottica sia della prevenzione, sia dell’accompagnamento in percorsi di crescita personale.

Ecco alcuni dei percorsi esperienziali, terapeutici o formativi,  proposti in gruppo, sotto forma di workshop o di laboratorio continuativo:

  • per adulti

Il corpo parla”,

 “La cura della femminilità

I sette livelli corporei”,

Per tenersi in forma e conoscere meglio se stessi.

Ciclo di sette incontri a cadenza quindicinale

I livelli corporei sono simili ai chakras.

Esercizi integrati di bioenergetica, danzaterapia e vegetoterapia per osservare le tensioni presenti ai vari livelli corporei collegandosi ad un contesto emozionale e relazionale.

  1. Gli occhi: quanto ti vedo, quanto mi vedi .
  2. La bocca: avidità e nutrimento.
  3. Il collo: il no e la voce.
  4. Il cuore e il coraggio di agire.
  5. Il diaframma: come respiro.
  6. La pancia: accogliere ed essere accolto.
  7. Il bacino e le gambe e il diritto di sentire.
  • per genitori

 “Dirlo senza parole

  • percorso di formazione per genitori, tate, educatori per La Casa della Cicogna ATP

La cura dei piccoli”,

  • gruppo di gioco e di riflessione per genitori e bambini dagli 8 ai 36 mesi

 “Giocandocresco

  • percorso psicoeducativo per giovani

Uno per Tutti, Tutti per Uno”,

GRUPPO PSICOEDUCATIVO PER GIOVANI

“UnoperTutti, TuttiperUno”

Il disagio, il malessere giovanile

I giovani dai venti ai trent’anni spesso hanno momenti di crisi, di smarrimento, talvolta collegati a difficoltà nelle relazioni, caduta della capacità di concentrarsi nello studio, sfiducia in sé stessi e comparsa di sintomi patologici quali ansia, insonnia, attacchi di panico, depressione.

Il malessere giovanile è sicuramente un disagio legato a una fase di snodo, di passaggio: lasciare l’adolescenza e prendere il proprio spazio come adulti nella società attuale non è semplice. Nel mondo occidentale si richiede ai giovani di diventare grandi, ma contemporaneamente glielo si impedisce, tenendoli in una situazione di “limbo” e di dipendenza. Eppure per crescere in salute i giovani hanno bisogno di guardare al futuro, di impadronirsi di strumenti utili per costruirlo:  agire, scegliere, inventare,  contrastare le offese alla vita,…

Se il loro potenziale viene ostacolato dall’organizzazione sociale, spento dal pessimismo, imbavagliato dall’impotenza, confuso e deviato da soddisfazioni surrogate, allora la crescita rallenta e implode. Esplode il malessere.

Una soluzione possibile

Un  modo per vincere il disagio è sviluppare autoconsapevolezza e autocompassione, accettando i propri lati fragili con gentilezza.

Nella pratica pluriennale presso l’Associazione di Volontariato “Servizio Consulenza Giovani Wilhelm Reich” abbiamo incontrato centinaia di giovani intelligenti, sensibili e sofferenti.

Talvolta fragili, talvolta confusi e disorientati.

Come psicoterapeute, volontarie nel Servizio Consulenza Giovani,  vogliamo attirare l’attenzione sul disagio giovanile, alzando lo sguardo oltre le sofferenze e le difettualità individuali, andando a cercare le cause.

Agiamo in modo da aiutare i giovani ad affrontare e risolvere il loro disagio per diventare le persone che potenzialmente sono.

Non solo, andiamo oltre il giudizio che offende i giovani etichettandoli come devianti o manchevoli, oltre un’empatia compassionevole,  per comprendere le cause socio educative del disagio e della sofferenza.

Vogliamo  allargare lo sguardo ad una scena più ampia per riflettere ed individuare la connessioni del disagio con il diffuso stile di vita nelle nostre quotidianità.

Torino è una città universitaria. Accoglie più di 100 mila studenti.

Di essi gran parte è “fuori sede”. Un modo per dire che sono emigrati qui per studiare, lasciando la famiglia, gli amici, i paesi o le città nelle quali hanno vissuto.

Spesso sono incerti, disorientati, al momento in cui entrano all’università, o anche quando stanno per uscirne e si preparano all’ingresso nel mondo del lavoro.

Chiedono sostegno al Servizio, che offre cinque colloqui gratuiti di consulenza.

Dal lavoro iniziato nel Servizio di Consulenza Giovani si è sviluppata l’esigenza di rispondere con azioni più incisive, che utilizzano strumenti più potenti.

Da qui si è concretizzato il progetto di istituire gruppi psicoeducativi gratuiti.

Il progetto, elaborato con l’appoggio della Società Italiana di Analisi Reichiana, è stato  sostenuto dall’associazione Hokuzenko di Torino ed è stato finanziato dall’Unione Buddista Italiana con l’8 per mille negli anni 2018, 2019, 2020 e 2021.

L’associazione Hokuzenko a sede a Torino e ultimamente anche a Lequio Tanaro (Cn). Il suo scopo è la pratica dello Zen Rinzai.[1]

Il progetto del gruppo psicoeducativo rivolto ai giovani, con il nome “Uno per tutti, tutti per uno”,

ha fornito una risposta concreta, una soluzione possibile al malessere giovanile, offrendo nel corso degli anni gruppi psicoeducativi, della durata di 45 ore, condotti da due psicoterapeute a orientamento corporeo (Analiste Reichiane).[2]

Il gruppo è portato avanti da una coppia di conduttori perché la complessità della comunicazione che si dipana a livello verbale, emozionale e corporeo in un gruppo è talmente ricca che due occhi e due orecchie sono insufficienti per coglierla. La collaborazione tra i conduttori del gruppo consente di sviluppare uno spazio di ascolto e  condivisione e valorizza le diverse sensibilità personali componendole in un’organicità più ricca ed estesa.

Perché un percorso di gruppo?

Il gruppo, come si può leggere dalle testimonianze dei giovani che ne hanno fatto parte, è il luogo privilegiato per riconoscere la comune umanità e sviluppare la gentilezza verso di sé.

Disegno realizzato da un partecipante al gruppo e donato al termine del percorso. In questo disegno l’artista racconta di aver voluto rappresentare se stesso come il ragazzo con l’ombrello che cammina per la città nel suo quotidiano. L’ombrello rappresenta le sue difese  e il raggio di sole, che lo illumina, il gruppo.


[1] https://www.zentorino.org/

[2] https://www.zentorino.org/progetto/
  https://www.zentorino.org/prevenire-il-disagio-giovanile/